Editoria, il senato ha approvato il ddl: luci e ombre
Fonte:
Ordine dei Giornalisti
La notizia è
del 15 settembre, qui riprendiamo il commento dell'ODG
Nazionale.
Il Senato ha approvato, in seconda lettura, il
provvedimento che prevede finanziamenti all’editoria e linee
guida sulla riforma del Consiglio nazionale dei giornalisti.
Nel testo, sono confermate la proroga della commissione
sull’equo compenso e l’equivalenza tra professionisti e
pubblicisti per le tutele contrattuali, viene portato a 60
il numero dei membri del CNOG e si stabilisce che nessuno
possa dirsi giornalista se non è iscritto all’Ordine.
Il provvedimento, a seguito di numerose modifiche (compreso
il tetto retributivo per la Rai), dovrà tornare alla Camera
dei Deputati per una terza lettura.
Il presidente del Cnog, Enzo Iacopino, ha così commentato la
decisione del Senato della Repubblica.
Una lettura superficiale, condizionata da evidenti interessi
personali, porta molti a commentare l’approvazione da parte
del Senato del ddl sull’editoria come se ci fossero solo
luci, che ci sono, ma non permanessero ombre preoccupanti.
Resta da capire perché mai il governo e la maggioranza non
abbiano ritenuto di inserire due norme che, a parole, tutti
definivano di buonsenso.
La prima: prevedere che gli editori, per accedere ai fondi
pubblici (i nostri soldi) dovessero documentare di aver
retribuito i giornalisti. Già alla Camera, nonostante
l’appassionato tentativo di alcuni deputati di varie forze
politiche, c’era stato uno sbarramento di governo e relatore
che non ha lasciato alcuno spazio al tentativo dell’Odg di
ottenere garanzie per i colleghi che, emerge con chiarezza,
continuano ad essere sfruttati in maniera vergognosa.
La seconda proposta riguardava il registro degli editori. In
Senato hanno cercato, con un emendamento, di snaturare il
senso della proposta che non riguardava solo la prevista
utilità di conoscere le partecipazioni societarie nelle
aziende che agiscono nel mondo dell’informazione. La
richiesta dell’Odg era ben più complessa, a tutela del
diritto dei cittadini di capire perché alcune testate
enfatizzino certe notizie o altre le ignorino. L’emendamento
che l’Odg aveva proposto riguardava l’obbligo, per accedere
ai finanziamenti, di dichiarare tutte, nessuna esclusa, le
partecipazione azionarie, dirette o indirette, nei vari
settori dell’economia non solo nazionale. Perché non è stato
accettato? E’ uno dei misteri di questo percorso
parlamentare.
C’è, poi, un ulteriore elemento che riguarda più da vicino
l’Ordine dei giornalisti. Correggendo una decisione della
Camera dei Deputati, il Senato ha previsto l’obbligo di una
posizione Inpgi sia per i professionisti sia per i
pubblicisti come pre condizione per poter essere eletti
Consiglieri nazionali. Non si capisce se governo e
maggioranza considerino di serie B il lavoro dei Consigli
regionali, che sono invece, come scrivono acutamente alcuni
presidenti di Odg, il primo “presidio democratico” a tutela
di quanti “effettivamente esercitano la professione”.
Infatti, la richiesta posizione Inpgi non è prevista per
essere eletti consiglieri regionali. Non si può ovviare a
questo nell’ambito dell’esercizio della delega visto che
quella conferita al governo ha paletti ben definiti.
Il ruolo degli Ordini regionali è fondamentale. Sono,
infatti, essi che per legge hanno la responsabilità delle
iscrizioni all’Albo e delle eventuali cancellazioni. Sono
loro che, nell’esercizio delle loro attribuzioni, hanno
determinato l’esplosione del numero degli iscritti.
E’ un’evidente disparità nell’elettorato passivo perché la
previsione per gli uni, i consiglieri nazionali, non c’è per
gli altri, i consiglieri regionali.
La Camera dovrà provvedere. A meno che, l’ansia di
corrispondere agli editori le provvidenze, anche in vista
della scadenza referendaria, non stimoli a violare la
Costituzione con una norma che provocherà, se confermata,
danni e inevitabili ricorsi.
Link articolo originale:
http://www.odg.it/content/editoria-il-senato-approva-il-ddl-luci-e-ombre
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